
Oggi l’8 marzo è la “Giornata Internazionale delle Donne” per ricordare le conquiste sociali, economiche e politiche, ma anche le discriminazioni e le violenze di cui le donne sono state e sono ancora oggetto in molti paesi del mondo.
In questa giornata un pensiero particolare alle donne ucraine e a tutte le donne profughe e rifugiate costrette a lasciare le proprie case e fuggire dalle guerre con i propri figli.
Esistono diverse tesi sulle origini di questa giornata, in particolare se ne ricordano due: l’incendio dell’8 marzo 1911 che uccise 134 lavoratrici di una fabbrica tessile di New York; la giornata dell’8 marzo 1917, Rivoluzione di Febbraio in Russia, dove oltre a tutti gli uomini in rivolta, anche molte operaie scesero in strada a protestare contro lo zar e perciò questa data viene ricordata come determinante per la storia del genere femminile.
In realtà nessuno di questi due episodi può essere ricondotto con certezza alla scelta della data dell’otto marzo: si può forse affermare che la nascita della Giornata Internazionale della Donna sia strettamente legata al clima politico di inizio ‘900, quando la popolazione femminile cominciò ad organizzarsi per chiedere maggiori diritti, tra cui il diritto al voto.
Un Otto marzo indimenticabile
lettura di Manfredi Messana
L’otto marzo del 1955 è rimasto impresso in modo indelebile nella mia memoria. Quella mattina ero alla Camera del lavoro quando squillò il telefono: «Hanno arrestato tua sorella». Dissero e io incredula chiesi: «Mia sorella! Ma ne siete certi? E soprattutto perché?». «Perché ha distribuito la mimosa davanti alla Ducati» mi rispose la voce all’altro capo del telefono. Dopo poco venni a sapere tutta la storia. Angela era stata portata con altre tre donne alla stazione dei carabinieri di Borgo Panigale per essere interrogata.
I «corpi del reato» erano le mimose e il reato contestato era: «Questua abusiva». Era infatti vietato per legge mendicare senza autorizzazione e la distribuzione della mimosa ad offerta libera fu giudicata dai poliziotti come accattonaggio.
Il mattino dopo fecero un processo per direttissima in tribunale anche ad Angela, che era la più piccola del gruppo ed era ancora minorenne. Prima di emettere la sentenza il giudice le chiese se fosse pentita di quello che aveva fatto ma lei rispose con orgoglio, anche davanti ai giudici, che non aver fatto nulla di male nel distribuire dei fiori.
Anche questo episodio sembra una piccola favola, anche questa storia però è vera. Sono fatti che succedevano.
Nelle favole ci sono momenti gioiosi e altri momenti come questo, colmi di contraddizioni, di tristezza e fatti di rabbia. Mia sorella rimase in carcere per alcune settimane. Una sorpresa di un 8 marzo ormai lontano.
Adriana Lodi
Adriana lodi, Raccontami di una favola vera – Biografia di una politica: Adriana Lodi scritto insieme alla giornalista Laura Branca – Bacchilega Editore

Adriana Lodi è nata nel ’33, fu prima sindacalista della Cgil, poi assessore nelle giunte dei sindaci bolognesi Dozza e Fanti. Nel 1969 entrò in Parlamento tra le fila del Pci, si è sempre impegnata in particolare per i diritti civili e i diritti delle donne. Fu capogruppo alla Camera; insieme all’amica e collega Nilde Iotti, lavorò, tra le altre cose, alla stesura e approvazione della legge 194 del 1978, che ha autorizzato e regolamentato l’interruzione di gravidanza in Italia. Ma fu anche amministratrice a Bologna. Lavorò per la costruzione di una rete di asili comunali, che porterà ad inaugurare il primo nido bolognese nel 1969, in anticipo rispetto alla legge nazionale del 1971, di cui lei stessa sarà fautrice. La sua attività come deputata si è conclusa nel 1992. Oggi abita ad Ozzano Emilia con la famiglia.
Ecco alcune date fondamentali:
1893: la Nuova Zelanda concede il diritto di voto alle donne. E’ il primo Stato al mondo. (28 novembre) |
1910: a Copenhagen, nella Conferenza Internazionale delle donne Socialiste, le delegate decidono di istituire una giornata dedicata alla rivendicazione dei diritti delle donne (26-27 agosto) |
1914: in Germania si celebra il Frauen Tag, chiedendo il diritto di voto (8 marzo) |
1917: a Pietrogrado (oggi San Pietroburgo) le donne scendono in strada chiedendo la fine della guerra e dello zarismo. La manifestazione dà di fatto inizio alla cosiddetta ‘rivoluzione di febbraio’ (8 marzo) |
1921: a Mosca viene definita la ‘giornata internazionale dell’operaia’ (8 marzo) |
1922: celebrata per la prima volta in Italia la ‘giornata internazionale della donna’, per iniziativa del neonato Partito Comunista Italiano (12 marzo) |
1946: In Italia le donne esercitano per la prima volta il diritto di voto (concessogli l’anno prima), partecipando alle elezioni amministrative (10 marzo) e poi soprattutto al referendum istituzionale e alle elezioni della Costituente (2 giugno) |
1972: A Roma, 20.000 donne manifestano a Campo de’ Fiori, dando inizio agli anni caldi del femminismo italiano (8 marzo) |
1976: Tina Anselmi nominata Ministro del Lavoro e della Previdenza sociale. E’ la prima donna a ricoprire la carica di Ministro (29 luglio) |
1977: Le Nazioni Unite proclamano la giornata internazionale della donna (“Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle donne e la pace internazionale”) |
Oggi l’8 marzo è la “Giornata Internazionale delle Donne” per ricordare le conquiste sociali, economiche e politiche, ma anche le discriminazioni e le violenze di cui le donne sono state e sono ancora oggetto in molti paesi del mondo.
Perché la mimosa è il simbolo della giornata?
Nel 1946 tre donne iscritte all’UDI (Rita Montagnana, Teresa Mattei e Teresa Noce) proposero di adottarla come simbolo perché fiorisce a marzo, non è un fiore costoso e quindi è democraticamente accessibile a tutti, ma soprattutto perché, crescendo anche su terreni molto difficili, simboleggia bene la capacità di resilienza delle donne.
Quest’anno la giornata dell’8 marzo è in particolare dedicata alla riflessione sulle condizioni di lavoro delle donne e sulla necessità di lottare contro le diseguaglianze tra uomo e donna.
Il principio del rispetto delle pari opportunità è uno degli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile (obiettivo 5).
Tra le proposte finalizzate al raggiungimento di tale obiettivo vi è, ad esempio, l’incentivare le donne a intraprendere studi e/o lavori di tipo tecnico e scientifico, che sono spesso di competenza degli uomini nonché, ovviamente, promuovere iniziative volte alla “conciliazione vita-lavoro” e a fronteggiare il gender gap.
PROPOSTE DI LETTURA

Valorizzare le donne conviene
di Daniela Del Boca, Letizia Mencarini, Silvia Pasqua – Il Mulino, 2012
All’affermazione di principio per cui bisogna favorire la partecipazione femminile al mercato del lavoro per rispondere a principi di pari opportunità e di eguaglianza tra i generi, si aggiunge un’argomentazione ulteriore, decisiva, che potrebbe far convertire anche gli uomini alla causa della valorizzazione femminile: il lavoro delle donne fa crescere l’economia. Se messe nelle condizioni di farlo, le donne potrebbero contribuire alla sostenibilità del sistema pensionistico, il loro lavoro farebbe crescere il reddito delle famiglie, aumenterebbe la domanda di servizi, quindi produrrebbe nuovi posti di lavoro e una nuova ricchezza diffusa, con il conseguente incremento della domanda di consumi.

O i figli o il lavoro
Chiara Valentini – Feltrinelli, 2012
Qualcuno l’ha paragonata a un campo di battaglia. È la maternità delle donne che lavorano e vorrebbero continuare a farlo senza subire stress e umiliazioni anche quando scelgono di mettere al mondo un bambino. Invece, in Italia come in nessun altro paese europeo, lavoro e maternità rischiano di diventare parole inconciliabili. Molte che avevano un rapporto di lavoro fisso, tornando in ufficio o in fabbrica, vengono messe nell’angolo e a volte mobbizzate, per spingerle a dimettersi. Almeno una giovane mamma su cinque lascia il posto e in molti casi non lo ritroverà. È ancora peggio fra le precarie, le ragazze dei contratti a termine o a progetto, che per non essere mandate via nascondono il pancione come una colpa e spesso rinunciano alla maternità.

Donne!!! È arrivato lo smart working. Opportunità o trappola?
Simona Branchetti – Leima Edizioni, 2020
Posti di fronte a un’emergenza sanitaria che ha profondamente segnato il 2020, il Paese è stato costretto a un improvviso cambio di rotta e di abitudini costringendo milioni di famiglie, blindate dentro casa, a rivedere la propria dimensione domestico-lavorativa, riorganizzando tempi e modi del nostro vivere quotidiano, non sempre con successo. Dal punto di vista del lavoro, è stata l’occasione per una sperimentazione su larga scala del lavoro cosiddetto “agile”, svelandone pregi e limiti. Donne!!! Questa pubblicazione fa un’analisi basata su dati reali e testimonianze di quest’esperimento sociale che ha trasformato le nostre case in uffici, portando alla luce ruoli e rapporti tra sessi che pensavamo molto più evoluti e maturi per il raggiungimento di quella parità di genere che la quarantena ha invece mostrato essere ancora molto lontana. Lavorare da casa è stata un’impresa di extreme working per molte donne, ha evidenziato l’esistenza di una disparità di ruoli, ancora fortemente radicata nel nostro tessuto sociale, che queste nuove dimensioni lavorative potrebbero ampliare se non supportate da adeguate politiche familiari e occupazionali.

Il lavoro delle donne ai tempi del covid
Laura Zoboli, Caterina Luciani – Dike Giuridica Edizioni, 2021
Il volume raccoglie una serie di contributi sulla condizione del lavoro femminile, soprattutto in seguito alla pandemia, evidenziando una battuta d’arresto sul percorso verso una piena parità di genere. Molte donne, infatti, hanno perso il lavoro o hanno subito una riduzione dell’orario di lavoro e del salario.
Il volume, al fine di offrire un contributo al dibattito sul tema, offre testimonianze concrete e proposte di possibili soluzioni.