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Il progetto Special Boys: lo sport che include

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9 Mar

Il progetto Special Boys: lo sport che include

Dal 1998 nell’area orientale della provincia di Bologna, Auser sostiene e rende possibile la realizzazione di un ambizioso progetto nato per combattere l’esclusione sociale di persone con problemi psichici attraverso i valori e l’esperienza dello sport di squadra, vissuti come occasione di relazione e motivo di piacere e divertimento.
Per capire meglio di cosa si tratti, abbiamo intervistato Andrea Arbizzani e Nives Tarquinio, operatori del Servizio di Salute mentale di San Giorgio di Piano.

Parliamo del progetto Special Boys: che cos’è e come è nato?
 Special Boys è il nome del gruppo sportivo nato dalla volontà di rispondere in modo innovativo al bisogno di inclusione sociale riscontrato da operatori e utenti del Servizio di salute Mentale di San Giorgio. Il nostro obbiettivo – spiega Andrea – era quello di creare occasioni di socializzazione al di fuori del Servizio. Puntando sullo sport di squadra abbiamo potuto mettere in secondo piano diagnosi e deficit, valorizzando le risorse presenti nei singoli e nella comunità.”

Quanti e chi sono gli Special Boys?
“Al momento siamo in tutto più o meno una sessantina di persone coinvolte in attività sportive e di tempo libero.- concordano Nives e Andrea – Molti fanno parte del "gruppo storico" ma la maggioranza frequenta o portando nuove proposte o cogliendo quelle di altri. C’è chi frequenta il gruppo su consiglio del Servizio, ci sono famigliari e amici, operatori, volontari Auser, cittadini desiderosi di dare una mano, e c’è infine chi prende parte alle attività perché il clima che si crea fa bene al cuore, e stando insieme si impara ad accettare i limiti altrui e i propri."

Il punto chiave di questo progetto, che è anche il punto in comune con l’impegno di Auser, consiste quindi nella sfida costante di creare reti di relazioni sociali nuove e sempre più solidali. Qual è il ruolo degli operatori in questo?
“Voglio precisare che noi ci consideriamo tutti semplicemente soci, indipendentemente dal motivo per cui siamo lì. – afferma con salda convinzione Nives – Noi quattro operatori non pilotiamo il gruppo, al contrario ne facciamo parte e possiamo in qualche modo dimenticarci della consueta distinzione tra operatore e paziente.”
“Certi deficit, in questo caso i segni di una malattia mentale, non si possono cancellare, per cui – spiega Andrea – l’unica vera risposta al disagio che ne consegue è la costruzione di reti di sostegno: l’operatore media tra chi soffre il disagio e l’ambiente che lo circonda, cercando di creare affiatamento e complicità. Non è l’operatore ma il gruppo a rispondere alle esigenze e alle difficoltà di ognuno.”

Ma Special Boys non è solo questo…
“Si tratta infatti di un progetto in rete con altri gruppi che afferiscono come noi all’Anpis, l’Associazione Nazionale Polisportive per l’Inclusione Sociale, con cui abbiamo viaggiato fino in Argentina col progetto Patasarriba. Anpis, i partners argentini e i collaboratori Auser, ci hanno dato la possibilità di riflettere sull’importanza della Legge Basaglia e della tutela dei diritti individuali, toccando con mano una realtà tanto diversa ma tanto vicina alla nostra.

Qual è il ruolo di Auser nella vostra avventura?
“Senza dubbio il servizio di accompagnamento fornito da Auser è cruciale. Non avremmo potuto costruire alcuna rete di relazioni senza garantire la partecipazione alle attività anche a chi non è autonomo. E oltre a questo – prosegue Andrea – sono stati proprio i volontari Auser a organizzare gli eventi e gli appuntamenti legati al nostro “fare insieme”, aiutandoci a coinvolgere e sensibilizzare quante più persone possibili sui temi che ci stanno a cuore. Non possiamo che ringraziare tutti di cuore!”

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