“Noi volontari, sotto processo perché diamo una mano”. L’articolo di Valerio Varesi su Repubblica.it
di Valerio Varesi – pubblicato su bologna.repubblica.it Nei giorni scorsi davanti al giudice del lavoro è andata in scena l’ennesima puntata della lunga guerra che oppone l’Auser all’Ispettorato del lavoro. Guerra nata dall’accusa rivolta all’associazione di volontariato di svolgere di fatto un lavoro subordinato con pagamento a tasso fisso. Il caso, partito da una convenzione tra la stessa Auser e il comune di Budrio l’anno scorso e replicato a Parma e a Jolanda di Savoia, vide in prima istanza la condanna a una multa di 700 mila euro poi ridotta a 80 mila (i contributi Inail e Inps) dopo un ricorso dell’Auser. Ricorso reiterato anche contro quest’ultimo onere e ancora in itinere.
Così, in questi mesi i volontari si presentano davanti al giudice del lavoro a piccoli gruppi raccontando quello che fanno nei musei, davanti alle scuole, negli ospedali, a casa di pazienti con disabilità. Il loro quotidiano, insomma, tentando di spiegare che lo fanno per aiutare il prossimo beneficiando di piccoli rimborsi, giusto per un panino, per la benzina o il biglietto del bus. Un conflitto che i volontari non comprendono sentendosi anche un po’ traditi.
C’è chi, come Brunello Zanoli, due volte alla settimana dalle 9 alle 18 presta servizio al Pronto soccorso amico e accompagna i paziendi negli ambulatori specialistici dopo una prima diagnosi. “Li portiamo nei reparti, certe volte spingendo la sedia a rotelle, e ci facciamo chilometri ogni giorno” spiega. “Siamo poco più di una decina. Senza di noi la gente girerebbe spaesata. In geriatria c’è chi dà da mangiare agli anziani. Doniamo il nostro tempo che potremmo anche usare per divertirci. C’è chi ci ringrazia, ma anche chi ci manda a quel paese”. Rimborso? “A me danno 200 euro ogni tre mesi con cui mi pago un panino nella mezz’ora di pausa e i viaggi per recarmi al Maggiore. C’è anche chi non lo vuole, il rimborso. Oppure quello che lo reinveste in altre attività di volontariato”.
Ancora più impegnativa la quotidianità di Tiberio Grilli, che si dedica in particolare ai pazienti con problemi di alzheimer o di gravi disabilità. Il lunedì a San Ruffillo, il martedì al Fossolo, il mercoledì al Savena, il giovedì in Cirenaica… “Faccio il volontario Auser da 15 anni” spiega. “Ho seguito un corso per assistere pazienti con forti handicap. Con la persona che seguo a San Ruffillo usciamo, lui in carrozzella, andiamo in chiesa ad accendere un cero a Santa Rita e poi in piazzetta a chiacchierare. Con la signora del Fossolo, malata di sclerosi multipla, facciamo le parole crociate: io le leggo le domande, lei mi dà le risposte e quindi scrivo. Non può muoversi, ma è lucidissima. Invece con il paziente del Savena andiamo lungo il torrente e poi al bar dove ha amici con cui chiacchierare. Infine – conclude Grilli – il giovedì mi reco a casa di un ingegnere in Cirenaica e lì è tutto diverso. Lui è una persona colta che ama l’arte e allora lo accompagno per musei, anche quelli tecnici come il Davia Bargellini. È stato colpito da un ictus e cammina malissimo, così lo aiuto a coltivare le sue passioni”. Tutto questo con che rimborso? “Mi danno 50-60 euro al mese per l’auto”.
Il tempo donato, invece, è gratis e in questo consiste il volontariato. Ma all’Auser circola una domanda insistente: “Facciamo le stesse cose da 25 anni e le leggi non sono cambiate: finora nessuno ha mai detto niente, perché adesso non va più bene?”.