Poesie del mese di dicembre 2017
Dolce casetta mia
Abbarbicata sulla collina
fra prati verdi,
come smeraldi,
fa capolino la mia casa legata
a tanti ricordi,
che un giorno sul mio diario,
forse scriverò.
Il cielo era terso, le nuvole
bianche, mentre la guardavo,
sentivo battermi il cuore
perché mi sentivo in Paradiso.
Il mio viso era felice, le mie
orecchie ascoltavano il dolce
canto degli uccelli che si
posavano sugli alberi, nel grande
prato tutto era bello e
tranquillo,
ed il cuore era pieno d’amore
anche se non sapevo perché
provavo quell’emozione, mi
sembrava di essere in Paradiso.
Il bosco era fantastico, ed i fiori
dalle forme diverse, magnifiche,
suscitavano la mia curiosità
ed io ero felice di essere là
sulla mia casa nella collina.
Ed io ero felice di sognare la felicità
là sulla casa
nella collina
che sempre amerò,
che sempre amerò.
Barbara Ventura
Povertà
Guerre, fame, freddo, perdita di dignità.
Le diverse facce della povertà.
Le finestre sembravano una trina
ricamata dal ghiaccio attaccato ai vetri.
La stufa appena accesa asciugava l’umidità della casa
rilasciando odore e vapore.
Le maglie di lana dura, che pizzicava e arrossava la pelle,
le sciarpone di lana fatte dalla nonna.
Mettere da parte qualche soldino per comperare la liquirizia.
Dividere il pasto frugale con tutta la famiglia.
Guardare con gli occhi spalancati le vetrine
che a Natale si riempivano di torrone bianco come la neve
Essere divisi a scuola tra i bambini che andavano a casa a pranzo
e quelli che rimanevano alla refezione.
Queste le varie situazioni di povertà
sofferte da me e da tanti altri bambini
vissuti nel dopoguerra.
Fiorini Maria Rosa
IL DIO DANARO
Dai trenta denari di Giuda in poi,
la grana c’è chi Ia suda come noi
e chi la va a cercare per terra e per mare.
Nel loro antro i quaranta ladroni,
festeggian cantando gioielli e dobloni
stipati in sacchi e barili e brindano allegri a cannoni e fucili.
Corre voce che i Cavalieri; della Gran Croce
dal cimiero piumato e la spada veloce,
non combattevano per liberare Gerusalemme,
ma cercavano oro nascosto e gemme.
Bucanieri, pirati, corsari e predoni
uccidevano senza pietà per oro e soldoni
al servizio di Sua Maestà.
L’elenco continua infinito e non è certo una novità:
politici, assessori, mafiosi, banchieri, ruffiani,
ladri, usurai, prelati corrotti e noti furfanti,
adorano il Dio cui elevano un canto,
il solo che a lui piace tanto:
“Oh Dio Danaro, ti devo la vita,
i senza il tuo aiuto sarebbe finita!
Io nulla so fare, se non rubare!”
Cinzia Badalucco